Alcuni ricercatori scoprono un organo misterioso al centro della testa.
Consultando un qualunque testo contemporaneo di anatomia si potranno osservare tre tipi principali di ghiandole salivari: uno vicino alle orecchie, un altro sotto alla mascella e un altro ancora sotto alla lingua. Le ghiandole salivari producono la saliva che è essenziale per deglutire, digerire e percepire i sapori.
Un team di ricerca dei Paesi Bassi ha scoperto un paio di ghiandole salivari di dimensioni consistenti nella nicchia all’incrocio tra la cavità nasale e la gola, chiamate ghiandole tubariche, la cui funzione potrebbe essere quella di idratare e lubrificare le parti superiori della gola. Questa sorprendente scoperta anatomica è avvenuta mentre il team stava esaminando alcuni pazienti affetti da cancro alla prostata. La ricerca è stata pubblicata nella rivista «Radiotherapy and Oncology».«Oggi, riteniamo che ne esista un quarto» ha dichiarato al «New York Times» il primo autore, il dottor Matthijs H. Valstar, chirurgo e ricercatore presso l’Istituto sui tumori dei Paesi Bassi (NKI). «Sembra che possano davvero aver scoperto qualcosa», ha commentato la dottoressa Valerie Fitzhugh, patologa presso la Rutgers University negli Stati Uniti, che non era coinvolta nella ricerca. «Se fosse vero, potrebbe cambiare il modo di osservare le malattie in questa regione».
«Pensavamo che nel 2020 non fosse possibile fare una scoperta del genere», ha affermato il dottor Valstar alla «CNN». «È importante che venga replicata e dovrebbe essere riprodotta con varie serie di pazienti. La conferma di nuove scoperte mediche è determinante». Joy Reidenberg, professoressa di anatomia presso la Icahn School of Medicine at Mount Sinai della città di New York, ha osservato come molte scoperte scientifiche significative «avvengano in modo inaspettato, rappresentando delle scoperte casuali».
«Fortunatamente, questi ricercatori erano in perfetta sintonia con i dati e abbastanza esperti sotto il profilo anatomico per notare l’insolita luminosità in una regione che non si riteneva potesse contenere ghiandole salivari», ha proseguito la professoressa Reidenberg, che non era coinvolta nello studio. «Come disse una volta Louis Pasteur (il famoso biologo francese scomparso): “La fortuna favorisce le menti preparate”».
Com’è stato possibile ignorare un’entità del genere, con tutte le sofisticate apparecchiature a disposizione, in tutti questi anni? Parliamo di circa 300 anni, per l’esattezza. Le tecniche per immagini standard quali la scansione mediante tomografia computerizzata, la risonanza magnetica per immagini e l’ecografia non sono in grado di rilevare queste ghiandole. Su 100 pazienti, i ricercatori si sono avvalsi di un nuovo tipo di scansione, chiamata PSMA PET/CT, in quanto forniva il livello elevato di sensibilità e specificità necessario per i rilievi, poi hanno studiato le scansioni della testa e del collo di queste persone: presentavano tutte una serie di queste ghiandole.
Il documento poneva un interrogativo sull’eventualità che le ghiandole tubariche costituissero un organo del tutto nuovo o che fossero parte integrante del sistema di organi delle ghiandole salivari. «Queste scoperte supportano l’identificazione delle ghiandole tubariche come nuova entità anatomica e funzionale».La radioterapia può danneggiare le ghiandole salivari e gli oncologi saranno ora in grado di evitare l’area per scongiurare alcuni effetti collaterali dei trattamenti contro il cancro. «Nella maggior parte dei pazienti, dovrebbe essere tecnicamente possibile evitare l’applicazione di radiazioni in questa sede recentemente scoperta del sistema delle ghiandole salivari, esattamente come si è cercato finora di risparmiare le ghiandole conosciute», ha concluso l’autore dello studio Wouter V. Vogel, radioterapista oncologo presso l’NKI, in un comunicato stampa. «Il nostro prossimo passo sarà scoprire in che modo sia possibile salvaguardare al meglio queste nuove ghiandole e in quali pazienti. Se riusciremo a farlo, i pazienti potrebbero subire minori effetti collaterali, con un miglioramento complessivo della qualità della vita dopo il trattamento».