Secondo gli scienziati, la Terra presto ospiterà più materiali prodotti dall’umanità che forme di vita.
In base a quanto affermato da uno studio pubblicato sulla rivista «Nature», entro la fine del 2020 la quantità totale di cemento, asfalto, metallo e plastica mai prodotta dagli esseri umani peserà più di tutti gli animali e piante insieme. In termini di biomassa (l’insieme degli esseri viventi sul pianeta), la Terra sarà più artificiale che biologica. Noi esseri umani abbiamo consumato o distrutto gran parte del mondo naturale.«Il significato di questi dati è simbolico: ci dà informazioni sul ruolo fondamentale svolto oggi dall’umanità nel dare forma al mondo e allo stato della Terra intorno a noi», ha affermato alla «BBC» il prof. Ron Milo, che ha guidato la ricerca presso l’Istituto scientifico Weizmann in Israele. «Ci spinge a riflettere sul nostro ruolo, su quanto consumiamo e su quanto ci impegniamo a trovare un equilibrio migliore tra il mondo vivente e l’umanità».
Attualmente, gli oggetti di produzione umana pesano circa 1 100 miliardi di tonnellate. I ricercatori hanno calcolato la massa totale di ogni materiale fabbricato dagli esseri umani dal 1900 a oggi, mettendola a confronto con il peso di tutta la biomassa del pianeta. Il team ha diviso gli oggetti di fabbricazione umana in sei categorie principali: cemento, aggregati (come sabbia e ghiaia), mattoni, asfalto, metalli e altri materiali, inclusi plastica e legno, non includendo nel calcolo i rifiuti. I risultati mostrano che le piante corrispondono a circa il 90 % del peso totale di tutti gli organismi viventi.
Secondo le stime degli scienziati, gli esseri umani attualmente producono massa a un tasso di 30 gigatonnellate l’anno; se questa tendenza continuerà, questa massa, compresi i rifiuti, supererà le 3 teratonnellate entro il 2040, un peso tre volte superiore a quello di tutti gli esseri viventi.«Lo studio fornisce una caratterizzazione quantitativa, simbolica e basata sulla massa dell’Antropocene, l’epoca geologica che comprende la cosiddetta “era dell’umanità”», come affermato dalla principale autrice dello studio, Emily Elhacham, e dal prof. Milo alla «CNN». «Data l’evidenza empirica sulla massa accumulata degli artefatti umani, non possiamo più negare il nostro ruolo centrale nel mondo naturale. Siamo già uno degli attori principali, il che comporta una responsabilità condivisa».
Fridolin Krausmann, professore presso l’Università di risorse naturali e scienze della vita a Vienna, che non è coinvolto nello studio, spera che le società riescano a invertire il tasso vertiginoso di consumo e a imparare come crescere in modo sostenibile. «Sono due le tendenze estremamente problematiche importanti, che lo studio qui mette in relazione: da un lato la riduzione dello stock di biomasse globale provocata dall’essere umano, relativamente lenta ma costante e a lungo termine, e dall’altro la crescita esponenziale della massa antropogenica (di produzione umana)». E prosegue: «Per lo sviluppo sostenibile è fondamentale avere una migliore conoscenza delle dinamiche e degli schemi della massa antropogenica, nonché del modo in cui questa si lega alla fornitura di servizi e al flusso di risorse. Il grande quesito è di quanta massa antropogenica abbiamo bisogno per vivere bene».
Diamo il benvenuto al 2021, dove la giungla di cemento dice di più sulla nostra ingordigia di consumo umano rispetto alla giungla che tutti conosciamo come una fitta foresta in un clima tropicale.