Tenere alti i tassi di sopravvivenza delle ostriche del Pacifico

Un gruppo di ricercatori sostenuti dall’UE ha individuato la presenza di differenze genetiche in alcune famiglie di ostriche del Pacifico che mostrano tassi di sopravvivenza più elevati nei confronti di una malattia molto contagiosa, l’herpesvirus. Ciò fa compiere al settore industriale un passo in avanti verso la resistenza a tale malattia per l’allevamento di ostriche del Pacifico.

Comunemente nota come ostrica del Pacifico, la Crassostrea gigas (C. gigas) rappresenta l’ostrica più allevata al mondo per due motivi: è semplice da allevare ed è in grado di sopportare diverse condizioni ambientali. Tuttavia, nel corso degli ultimi decenni, la produzione sostenibile di questo mollusco importante dal punto di vita commerciale è stata minacciata a livello mondiale dall’insorgenza di una malattia infettiva provocata dall’Ostreid herpesvirus 1 (OsHV-1).

Gli scienziati sostenuti dal progetto VIVALDI, finanziato dall’UE, hanno ora rilevato differenze genetiche in alcune famiglie di ostriche del Pacifico che mostrano resistenza all’OsHV-1. Poiché tali famiglie hanno presentato migliori tassi di sopravvivenza alla malattia, la selezione di alcuni esemplari per dare origine alla prossima generazione di ostriche C. gigas, potrebbe contribuire a migliorare il livello di sopravvivenza a un’epidemia di OsHV-1.L’OsHV-1 è una malattia virale estremamente contagiosa correlata alla crescente mortalità delle ostriche del Pacifico. Sebbene anche le ostriche adulte risultino vulnerabili (con un tasso di mortalità del 10-30 %), le ostriche più colpite sono quelle giovani con una mortalità che può raggiungere il 100 %. Secondo un articolo pubblicato su «The Fish Site», «il virus OsHV-1 può infettare diverse altre specie bivalve, compresi mitili, ostriche piatte europee, vongole a zeppa e capesante atlantiche, il che dimostra la robustezza e l’adattabilità del virus in un ampio ventaglio di ospiti e lo rende estremamente pericoloso quando rilevato in un sistema».

Il gruppo di ricerca ha utilizzato alcuni campioni prelevati dalla popolazione di ostriche C. gigas in seguito alla comparsa spontanea della malattia innescata dall’OsHV-1 nel mare. Ai fini dell’individuazione dei marcatori genetici che condizionano la sopravvivenza al virus delle specie bivalve, è stato ottenuto lo stesso numero di campioni di tessuto di ostriche sia morte che sopravvissute. Nell’articolo si afferma: «I molluschi selezionati sono stati sottoposti a genotipizzazione tramite una matrice di 40 000 polimorfismi a singolo nucleotide (Thermo-Fisher, AXIOM)». «I dati (fenotipo e genotipo di sopravvivenza) sono stati analizzati per rilevare marcatori di polimorfismo a singolo nucleotide e/o di loci quantitativi dei tratti associati alla sopravvivenza all’OsHV-1, il che ha condotto al rilevamento di due importanti regioni genomiche».

È stato riscontrato che due marcatori genetici fornivano chiarimenti riguardo al 50 % della variazione genetica legata alla sopravvivenza al virus OsHV-1, aiutando quindi il settore industriale a migliorare il tasso di sopravvivenza delle ostriche applicando una selezione migliore. I marcatori genetici individuati contro le malattie cardiache e pancreatiche nei salmoni dell’Atlantico allevati sono ora adottati in veste di prodotti a base di loci quantitativi dei tratti nell’industria della pesca del salmone. Allo stesso modo, «i marcatori di loci quantitativi dei tratti riconosciuti per la sopravvivenza all’OsHV-1 dimostrano un forte potenziale per l’industria delle ostriche del Pacifico», scrivono gli autori dell’articolo, il dott. M. Luqman Aslam dell’istituto Nofima (Norvegia), partner del progetto VIVALDI, e il dott. Jean-Baptiste Lamy di Ifremer, l’istituto nazionale francese di scienze marine, coordinatore del progetto.

Il dott. Lamy ritiene che «i risultati dello studio sulla variazione genetica e quelli relativi ai loci quantitativi dei tratti, che spiegano le grandi percentuali della variazione genetica, convinceranno le aziende di ostricoltura ad attuare programmi di allevamento più accuratamente progettati e a sperimentare soluzioni avanzate, sebbene ad intensità relativamente elevata di capitale ed efficienti, quali la selezione assistita da marcatori e/o genomica». Il progetto VIVALDI (Preventing and mitigating farmed bivalve diseases) è stato intrapreso da un consorzio di 21 partner provenienti da 10 paesi. Il progetto, della durata di 4 anni, volgerà al termine a febbraio 2020.

Per maggiori informazioni, consultare:

sito web del progetto VIVALDI


pubblicato: 2021-06-01
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