Solo una piccola parte del nostro DNA è specifica dell’essere umano moderno.
Ci piace pensare di essere speciali nell’albero genealogico umano, ma i nostri geni raccontano una storia diversa.
In base ai risultati pubblicati nella rivista «Science Advances», solo il 7 % del nostro DNA è unicamente nostro e non condiviso con i nostri avi. «È una percentuale piuttosto bassa», ha affermato ad «Associated Press» il dott. Nathan Schaefer, co-autore dello studio e biologo computazionale presso l’Università della California a Santa Cruz. «Proprio a causa di questi risultati gli scienziati stanno abbandonando l’idea che gli esseri umani siano molto diversi dai Neanderthal.»I risultati hanno mostrato inoltre che solo l’1,5 % del nostro genoma è specifico della nostra specie e condiviso tra tutti gli esseri umani contemporanei. In altre parole, noi e i nostri cugini neanderthaliani condividiamo fino al 98,5 % del DNA. Proprio questo materiale genetico potrebbe offrire gli indizi più importanti per capire ciò che differenzia realmente gli esseri umani moderni.
Sembra che la parte del genoma umano moderno di nostro esclusivo appannaggio sia legata allo sviluppo del sistema nervoso. Inoltre, pare che tale cambiamento non sia avvenuto tutto in una volta, poiché nel corso di centinaia di migliaia di anni si sono verificate numerose ondate di mutazioni specifiche negli esseri umani.
«Possiamo notare che quelle regioni del genoma sono particolarmente arricchite di geni legati allo sviluppo neurale e al funzionamento del cervello», ha spiegato il co-autore dello studio, il dott. Richard Green, anch’egli biologo computazionale presso il medesimo ateneo. «Strumenti migliori ci permettono di porre domande sempre più dettagliate sulla storia e sull’evoluzione dell’essere umano», commenta il prof. Joshua Akey, genetista, che non ha preso parte alla ricerca, aggiungendo che tali risultati evidenziano «che in realtà siamo una specie molto giovane». «Non molto tempo fa condividevamo il pianeta con altri lignaggi umani.»I ricercatori hanno usato sia il DNA estratto da resti fossili di due ominidi estinti, i neanderthaliani e i Denisovani, risalente a circa 40 000 o 50 000 anni fa, sia campioni di materiale genetico di 279 esseri umani moderni, raccolti in ogni parte del mondo. I Denisovani erano antichi umani che vissero in Asia, lontanamente imparentati con i neanderthaliani. Si ritiene che entrambe le specie si siano incrociate con i primi esseri umani. Il team di ricerca ha confrontato il DNA umano moderno con quello delle due specie preumane e ha sviluppato un algoritmo per stimare quale materiale genetico provenisse dalla specie da cui hanno avuto origine sia gli esseri umani moderni che i Neanderthal, e quale invece da un incrocio con essi. Lo strumento ha contribuito a evidenziare le parti del genoma umano prive di commistioni (il risultato di incroci tra due o più popolazioni di una specie precedentemente isolate).
«L’albero genealogico evolutivo mostra che alcune regioni del nostro genoma appartengono unicamente agli esseri umani», ha affermato il dott. Green a «Business Insider». «Ora ne abbiamo un catalogo. Si tratta di una parte sorprendentemente piccola del genoma. Praticamente ovunque rivolgiamo lo sguardo, la commistione non è l’eccezione, ma piuttosto la regola.»
Non è semplice determinare quali geni appartengano unicamente agli esseri umani moderni: il materiale genetico estratto dai fossili, unito alle moderne tecnologie, dovrebbe fornire maggiori dettagli sul nostro passato e sulla nostra comparsa sul pianeta.