Secondo uno studio finanziato dall’UE, che ha ribaltato le convinzioni passate, i primi Homo sapiens si insediarono nell’entroterra iberico durante uno dei periodi più freddi dell’ultima era glaciale, circa 26 000 anni fa.
Per gli scienziati il periodo temporale in cui gli esseri umani anatomicamente moderni fecero la loro prima comparsa in una determinata regione costituisce da sempre un argomento intensamente dibattuto. Nell’Europa occidentale, la regione al centro delle maggiori dispute è la penisola iberica, considerata l’ultima regione a essere stata occupata dagli esseri umani moderni nel corso del loro sparpagliarsi in tutta l’Eurasia.
Tradizionalmente, alcuni scienziati ritenevano che l’entroterra iberico fosse una terra di nessuno, evitata dall’Homo sapiens fino a circa 19 000 anni fa, quando le croste ghiacciate dell’ultimo massimo glaciale, ovvero il periodo in cui raggiunsero la loro massima estensione, si ritirarono. Tuttavia, ricerche recenti raccontano una storia diversa. Secondo quanto emerso da un numero di prove sempre più considerevole, i cacciatori-raccoglitori entrarono nella parte interna della penisola iberica e vi si insediarono almeno durante l’epoca solutreana, all’incirca tra i 25 000 e i 20 000 anni fa.
Oggi, per la prima volta, nuove attività sul campo e analisi di laboratorio condotte grazie al sostegno del progetto MULTIPALEOIBERIA, finanziato dall’UE, hanno dimostrato che l’entroterra iberico fu occupato ripetutamente attorno a 26 000 anni fa. I dati indicano che, a differenza di convinzioni precedenti, i primi cacciatori-raccoglitori Homo sapiens non avevano affatto evitato la regione interna, nemmeno nel corso dell’evento stadiale 2 di Heinrich, che corrisponde a uno dei periodi più freddi dell’ultima era glaciale.
I dati sono stati ottenuti dal rifugio in pietra di Peña Capón, situato nella provincia di Guadalajara, in Spagna, dove si svolgono attività sul campo dal 2015. Il sito si trova sulle rive del fiume Sorbe, dove i depositi sedimentari conservano resti materiali attribuiti ai cacciatori-raccoglitori che abitarono la regione tra i 26 100 e i 23 800 anni fa. Il rifugio in pietra era utilizzato stagionalmente da questi gruppi solutreani e proto-solutreani di Homo sapiens per la caccia e la lavorazione delle prede.Presso il sito di Peña Capón, i ricercatori hanno eseguito la datazione al radiocarbonio e la modellizzazione statistica di oltre 30 campioni di ossa e carbone, nonché condotto analisi paleoecologiche del polline, del carbone di legna e di resti di piccoli vertebrati presenti nei sedimenti. Inoltre, hanno effettuato una valutazione geoarcheologica del deposito sedimentario ed esaminato gli utensili in pietra e i resti di animali di grandi dimensioni lasciati nel rifugio in pietra dai cacciatori-raccoglitori. Queste indagini hanno permesso di stabilire la cronologia precisa delle occupazioni umane successive del sito e di ricostruire la fauna e la flora presenti a Peña Capón durante il periodo più freddo dell’ultima era glaciale.
La mancanza di prove precedenti relative all’insediamento di esseri umani moderni nella parte interna della penisola iberica lascia una grande lacuna che inizia con la scomparsa dei Neanderthal dalla regione, risalente a circa 42 000 anni fa. Ciononostante, come menzionato dal dott. Manuel Alcaraz-Castaño, studioso di preistoria dell’Università di Alcalá in Spagna, ente che ospita il progetto MULTIPALEOIBERIA, in un articolo (in spagnolo) pubblicato su «Alcalá Hoy», lo studio pubblicato di recente dal gruppo su «Scientific Reports» ha sollevato un quesito interessante: Quale fattore avrebbe fermato i primi Homo sapiens dall’insediarsi nell’entroterra dopo il loro arrivo nella penisola iberica dall’Africa 42 000-43 000 anni fa, se il freddo estremo dell’ultima era glaciale non ci era riuscito?
I risultati dello studio fanno largo alla possibilità che l’entroterra fosse stato meta di insediamento molto prima del previsto, e che l’attuale lacuna di conoscenze relativa ai dati sull’insediamento non rispecchi necessariamente la realtà preistorica, bensì un preconcetto nelle pratiche di ricerca. Il progetto MULTIPALEOIBERIA (Population dynamics and cultural adaptations of the last Neandertals and first Modern humans in inland Iberia: a multi-proxy investigation) della durata di cinque anni, volgerà al termine a dicembre 2023.
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