La corrente più forte dell’Atlantico tropicale compensa i bassi livelli di ossigeno nell’oceano indotti dal cambiamento climatico

Alcuni ricercatori finanziati dall’UE hanno studiato la relazione tra le fluttuazioni della corrente equatoriale e i cambiamenti nel contenuto di ossigeno, scoprendo che le correnti più forti degli strati superficiali dell’oceano comportano maggiori concentrazioni di ossigeno nell’Atlantico equatoriale.

Le correnti oceaniche svolgono un ruolo essenziale nella regolazione del clima: immagazzinano e trasportano ossigeno, carbonio, nutrienti, calore e acqua dolce in tutto il mondo. Oltre ai cambiamenti che subiscono in risposta alla variabilità naturale del clima, le correnti oceaniche stanno mutando anche a causa del riscaldamento globale. Uno studio finanziato dall’UE ha utilizzato dati a lungo termine sulla corrente più forte dell’Atlantico tropicale, la sottocorrente equatoriale, per esaminare la relazione tra le fluttuazioni della corrente equatoriale e le variazioni del contenuto di ossigeno dell’oceano.

Dagli anni ’50, gli oceani di tutto il mondo hanno perso circa il 2 % del loro contenuto di ossigeno, con forti diminuzioni negli oceani tropicali. Tuttavia, lo studio attuale indica un risultato diverso per la sua regione target. Sostenuto dal progetto TRIATLAS, finanziato dall’UE, il gruppo di ricerca franco-tedesco ha scoperto che la sottocorrente equatoriale si è rafforzata di oltre il 20 % dal 2008 al 2018. Questa intensificazione ha portato a un aumento delle concentrazioni di ossigeno nello strato superiore dell’Atlantico equatoriale, controbilanciando la deossigenazione indotta dal riscaldamento globale nella regione.

«A prima vista questa osservazione sembra incoraggiante, ma non descrive l’intera complessità del sistema», commenta il prof. Peter Brandt del GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research Kiel (Germania), partner del progetto TRIATLAS, in un articolo pubblicato sul sito web «Science Daily». «Abbiamo scoperto che il rafforzamento della sottocorrente equatoriale è principalmente causato da un rinforzo degli alisei nell’Atlantico settentrionale tropicale occidentale», aggiunge il prof. Brandt, che è anche il primo autore dello studio pubblicato sulla rivista «Nature Geoscience».Per comprendere il recente aumento del contenuto di ossigeno nell’Atlantico equatoriale superiore, il gruppo di ricerca ha analizzato una serie di dati relativa a un arco temporale di 60 anni e ha concluso che l’aumento dell’ossigeno è collegato alla variabilità osservata nei diversi decenni, con basse concentrazioni di ossigeno negli anni ’90 e nei primi anni 2000 e alte concentrazioni di ossigeno negli anni ’60 e ’70. «In questo senso, i nostri risultati non contraddicono la tendenza globale, ma indicano che l’intensificazione della corrente che è stata riscontrata probabilmente lascerà di nuovo posto a una fase di correnti più deboli associate a una maggiore riduzione dell’ossigeno. Lo studio mostra la necessità di osservazioni a lungo termine per poter separare le fluttuazioni naturali del sistema climatico da tendenze come l’impoverimento di ossigeno causato dal riscaldamento del clima», afferma il prof. Brandt.

I risultati dello studio indicano una relazione tra i cambiamenti nel contenuto di ossigeno e la dimensione degli habitat dei pesci pelagici tropicali che potrebbero influenzare gli ecosistemi marini e la pesca. «La compressione o l’espansione dell’habitat per i pesci pelagici tropicali può portare a un’alterazione delle relazioni predatore-preda, ma anche rendere particolarmente difficile valutare la pesca eccessiva delle specie ittiche economicamente rilevanti, come il tonno», osserva il coautore dello studio dottor Rainer Kiko, del laboratorio oceanografico dell’Università della Sorbona a Villefranche-sur-Mer.

Il progetto quadriennale TRIATLAS (Tropical and South Atlantic climate-based marine ecosystem predictions for sustainable management) mira a valutare la situazione attuale dell’ecosistema marino dell’Oceano Atlantico meridionale e tropicale e a prevedere i cambiamenti futuri. Il progetto, coordinato dall’Università di Bergen in Norvegia, riunisce 33 istituzioni europee, africane e sudamericane specializzate in cambiamenti climatici, oceanografia e scienze sociali. TRIATLAS terminerà nel maggio 2023.

Per maggiori informazioni, consultare:

sito web del progetto TRIATLAS


pubblicato: 2021-06-01
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