Monitoraggio da remoto per soluzioni basate sulla natura più efficaci contro le calamità naturali

Uno studio sostenuto dall’UE ha scoperto che il monitoraggio da remoto tramite satelliti e droni potrebbe rendere le soluzioni basate sulla natura più capaci di proteggere le comunità da calamità naturali devastanti.

Proteggere, ripristinare e gestire in modo sostenibile gli ecosistemi naturali e modificati dall’uomo sono tutte azioni che rientrano nell’ambito delle soluzioni basate sulla natura. Tali soluzioni sono una parte vitale degli sforzi globali compiuti al fine di conseguire gli obiettivi dell’accordo di Parigi per combattere i cambiamenti climatici e implicano una collaborazione con la natura per affrontare le sfide socio-ambientali (come per l’appunto i cambiamenti climatici) in modi da cui traggono beneficio sia gli esseri umani che la biodiversità.

Secondo le Nazioni Unite, la ricerca mostra che le soluzioni basate sulla natura «possono fornire oltre un terzo della mitigazione climatica efficace in termini di costi necessaria da qui al 2030 per stabilizzare il riscaldamento al di sotto dei 2 °C». Sfruttare al massimo queste soluzioni per mitigare le calamità naturali distruttive e spianare la strada alla loro diffusione è quindi, evidentemente, una priorità. Tuttavia, per farlo abbiamo bisogno di una solida base di conoscenze relative ai metodi di monitoraggio di tali soluzioni.

Un gruppo internazionale di ricercatori ha cercato di colmare questa lacuna di conoscenza esaminando in modo sistematico gli approcci maggiormente utilizzati per monitorare le prestazioni e l’incidenza delle soluzioni basate sulla natura rispetto a determinate calamità naturali. Il lavoro è stato svolto nell’ambito del progetto OPERANDUM, finanziato dall’UE, e ha ricevuto un ulteriore sostegno dal progetto RECONECT, anch’esso finanziato dall’UE. I risultati sono stati pubblicati nella rivista «Earth-Science Reviews».

I metodi esaminati comprendevano misurazioni a terra e osservazioni di telerilevamento utilizzate per monitorare le prestazioni delle soluzioni basate sulla natura contro cinque calamità: inondazioni, siccità, ondate di calore, frane, mareggiate ed erosione costiera. Il gruppo ha scoperto che il monitoraggio da remoto tramite satelliti e droni potrebbe migliorare notevolmente la capacità di questo tipo di soluzioni di proteggere le comunità dalle calamità naturali catastrofiche.Le misure di mitigazione strutturali o grigie sono progetti ingegneristici come dighe e chiuse costruite per proteggere le persone, i loro beni e gli ambienti dalle calamità naturali. Costruite utilizzando materiali duraturi come il cemento e l’acciaio, queste misure non sono solo costose, ma mancano anche della flessibilità, della sostenibilità e della resilienza necessarie di fronte alla continua urbanizzazione del pianeta e ai cambiamenti climatici. Queste carenze hanno aperto la strada alle soluzioni basate sulla natura come misure più efficienti, economiche e sostenibili per mitigare le calamità naturali.

«L’avanzamento della tecnologia di telerilevamento aereo e satellitare si è tradotto in un salto nel monitoraggio sistematico delle prestazioni delle soluzioni basate sulla natura, oltre ad aver fornito una modalità solida di confronto spaziale e temporale tra la presenza e l’assenza di tali soluzioni», riferisce lo studio. «Questo miglioramento nella misurazione delle prestazioni può sostenere la valutazione dell’incertezza e dello scetticismo esistenti nella scelta delle soluzioni basate sulla natura rispetto alle strutture in calcestruzzo costruite artificialmente o agli approcci grigi, affrontando le questioni della precarietà delle prestazioni».

Secondo il prof. Prashant Kumar dell’Università del Surrey, organizzazione partner del progetto OPERANDUM, gli scienziati prevedono che le calamità naturali aumentino significativamente a causa dei cambiamenti climatici. «Pertanto, le nostre decisioni su come proteggerci sono cruciali e le soluzioni basate sulla natura hanno i vantaggi di essere flessibili e di non aggiungersi ai danni provocati al nostro ambiente. Spero che quest’analisi dia il via a una discussione urgente su come possiamo andare avanti in quanto comunità scientifica e iniziare a elaborare un quadro accettato per misurare l’efficacia delle soluzioni basate sulla natura», osserva il prof. Kumar in un comunicato stampa pubblicato sul sito web «EurekAlert!».

Gli autori dello studio raccomandano che la ricerca futura si concentri sul funzionamento delle attrezzature utilizzate per gli osservatori terrestri, aerei e spaziali e/o sulla loro manutenzione. I progetti OPERANDUM (OPEn-air laboRAtories for Nature baseD solUtions to Manage environmental risks) e RECONECT (RECONECT- Regenerating ECOsystems with Nature-based solutions for hydro-meteorological risk rEduCTion) terminano rispettivamente nel 2022 e nel 2024.

Per maggiori informazioni, consultare:

sito web del progetto OPERANDUM

sito web del progetto RECONECT


pubblicato: 2021-06-01
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