Il pesce rappresenta un’importante fonte di cibo e di reddito per milioni di persone in tutto il mondo. I cambiamenti climatici in questo caso influiranno negativamente su entrambi.
Secondo le conclusioni pubblicate sulla rivista
«Science» i cambiamenti climatici stanno minacciando di estinzione i pesci in tutto il mondo arrivando a ridurre le popolazioni del 35 % nelle regioni costiere vicine a Cina e Giappone. Il riscaldamento degli oceani ha portato a una diminuzione globale del 4 % delle catture sostenibili. Queste rappresentano la quantità massima di pesce che può essere catturata senza esaurire gli stock ittici a lungo termine.
«Una diminuzione del 4 percento sembra piccola ma equivale a 14 milioni di tonnellate di pesce dal 1930 al 2010» ha detto il ricercatore principale dott. Chris Free un ecologo quantitativo all’Università della California Santa Barbara al
« New York Times». «Il pesce fornisce una fonte essenziale di proteine per oltre la metà della popolazione globale e la sussistenza di circa 56 milioni di persone al mondo dipende in qualche misura dalla pesca marittima». Ha aggiunto: «Gli ecosistemi dell’Asia orientale hanno subito le maggiori riduzioni nella produttività dell’industria ittica. Ed è in quella regione dove vivono alcune delle più grandi popolazioni umane in aumento popolazioni che dipendono fortemente dai prodotti ittici».
Scienziati provenienti dalla Rutgers University negli Stati Uniti hanno usato i dati provenienti da 235 popolazioni ittiche che si trovano in 38 regioni ecologiche in giro per il mondo. Queste rappresentano più o meno un terzo delle catture globali segnalate. Hanno esaminato in che modo la disponibilità di pesce per l’alimentazione è cambiata dal 1930 al 2010. Le maggiori perdite nella produttività dell’industria ittica si osservano nelle ecoregioni di Mar del Giappone, Mare del Nord, Costa iberica, Corrente di Kuroshio e la Piattaforma tra il Mar Celtico e il golfo di Biscaglia. Quelle colpite più duramente sono il Mar Cinese Orientale e la Corrente di Kuroshio in Giappone, dove gli stock ittici hanno subito un crollo, tra il 15 % e il 35 %, nel corso di questi 80 anni.
I pesci si trovano in cattive acque? La colpa è delle temperature degli oceani in rapido aumento
«Siamo rimasti sbalorditi nello scoprire che la pesca in tutto il mondo ha già reagito al riscaldamento degli oceani» ha detto il coautore dello studio Malin Pinsky un ecologo della Rutgers University a
«USA Today». «Non si tratta di cambiamenti ipotetici prima o poi nel futuro».
L’Asia orientale mantiene le popolazioni che crescono più velocemente e ha una domanda molto elevata di prodotti ittici. Gli stock ittici che si riducono in queste regioni sono problematici perché, visto che gli stock continuano a crollare, i paesi dell’Asia orientale potrebbero iniziare a importare pesce da altre parti del mondo. Questo farà aumentare i prezzi. Anche la pesca eccessiva accentua gli effetti dei cambiamenti climatici. La cattura dei pesci più grandi riduce la capacità riproduttiva di una popolazione e la rende più vulnerabile nel tempo al riscaldamento globale.
La ricerca mostra che non tutti i pesci sono stati colpiti negativamente dal riscaldamento degli oceani. In effetti, alcune specie hanno tratto beneficio dalle acque più calde. Ci sono stati aumenti tra le popolazioni ittiche nella regione Terranova e Labrador, nel Mar Baltico, nell’Oceano Indiano e sulla piattaforma nord-orientale degli Stati Uniti.
«Ci auguriamo che questo faccia emergere il fatto che i cambiamenti climatici stanno producendo delle variazioni nella produttività», ha detto il dott. Free al «The New York Times». «Chi gestisce l’industria ittica deve inventarsi nuovi modi innovativi per tenere conto di questi cambiamenti. Questo include la riduzione dei limiti alle catture negli anni negativi caldi, ma può anche includere l’incremento dei limiti alle catture negli anni positivi più freddi. Per massimizzare il potenziale alimentare sarà davvero molto importante avere delle norme che si adattano ai cambiamenti climatici».
Parlando con «USA Today», ha fornito ulteriori proposte: «Consigliamo a chi gestisce l’industria ittica di eliminare la pesca eccessiva, riorganizzare la pesca e di tener conto dei cambiamenti climatici nelle decisioni relative alla gestione della pesca».