Gli scienziati credono che alghe e insetti cresciuti in laboratorio possano salvare il pianeta dalla fame.
Una relazione delle Nazioni Unite stima che circa 690 milioni di persone abbiano sofferto la fame nel 2019. Altri 130 milioni potrebbero trovarsi nella stessa situazione a causa della COVID-19. Il coronavirus, insieme ai cambiamenti climatici e alle catastrofi ambientali, sta minacciando la filiera alimentare come mai prima d’ora. È arrivato il momento di allevare insetti e coltivare alghe marine su larga scala?Secondo uno studio pubblicato sulla rivista «Nature Food», una soluzione sarebbe la coltura di cibi come alghe (per esempio la Laminaria Saccharina), larve di insetti (per esempio la mosca domestica) e micoproteine (proteine derivate dai funghi). Per combattere la malnutrizione, i ricercatori dell’Università di Cambridge sostengono che questi «cibi del futuro» potrebbero fungere da alternative sostenibili ai cibi tradizionali a base di piante e animali. Devono essere prodotti e consumati in massa.
Nonostante il valore nutrizionale di tali cibi, un importante ostacolo è rappresentato dal superare la riluttanza delle persone e costruire l’accettazione da parte dei consumatori. «Certo, si tratta di prodotti non convenzionali», ha dichiarato alla Agence France-Presse il primo autore dello studio e ricercatore presso il Centre for the Study of Existential Risk (CSER), il dott. Asaf Tzachor, come riportato da News18. «Puoi mangiarli nella pasta, negli hamburger o nelle barrette energetiche, per esempio. E questi prodotti possono contenere larve di insetti striscianti, o microalghe e macroalghe trattate.»Il team di ricerca ha esaminato quasi 500 articoli scientifici pubblicati in merito a vari tipi di sistemi di produzione alimentare futuri. I più promettenti sono i fotobioreattori di microalghe e le serre per l’allevamento di insetti. Un fotobioreattore fornisce un ambiente controllato per consentire la crescita e la coltura delle microalghe. Produrre simili cibi del futuro potrebbe trasformare le modalità di funzionamento dei sistemi alimentari, perché possono essere coltivati su larga scala in sistemi compatti adattati sia ad aree urbane sia a comunità isolate in aree remote.
«Cibi come la Laminaria Saccharina, le mosche, i vermi della farina e le alghe monocellulari come la clorella hanno il potenziale per offrire diete sane e resilienti nei confronti dei rischi in grado di affrontare la malnutrizione in tutto il mondo», ha aggiunto il dott. Tzachor in un comunicato stampa dell’Università di Cambridge.
Lo studio sostiene che la dipendenza dal cibo che ha origine da sistemi agricoli e di approvvigionamento tradizionali è rischiosa. Il dott. Tzachor ha spiegato: «Il nostro attuale sistema alimentare è vulnerabile. È esposto a una sequela di rischi (alluvioni e gelate, siccità e periodi secchi, patogeni e parassiti) che non saranno cambiati da miglioramenti marginali in termini di produttività. Per rendere la nostra filiera alimentare a prova di futuro è necessario integrare metodi di coltivazione completamente nuovi nel sistema attuale.»
È arrivato il momento di incorporare tecniche agricole ad alta tecnologia nei sistemi alimentari di tutto il mondo. «I progressi tecnologici aprono molte possibilità per sistemi di approvvigionamento alimentare che siano più resilienti nei confronti dei rischi e riescano a fornire un’alimentazione sostenibile a miliardi di persone», ha commentato la co-autrice Catherine Richards, ricercatrice di dottorato presso il CSER. «La pandemia da coronavirus è solo un esempio delle minacce in aumento al nostro sistema alimentare globalizzato. Diversificare la nostra dieta con questi cibi del futuro sarà importante per raggiungere la sicurezza alimentare universale.»