Secondo una nuova ricerca, alcuni microbi terrestri possono sopravvivere temporaneamente sulla superficie di Marte.
Mentre il rover Perseverance è alla ricerca di segni di vita passata sulla superficie brulla di Marte, sulla Terra alcuni ricercatori stanno analizzando quanto potrebbe essere difficile per gli organismi viventi sopravvivere oggi sul suolo marziano.
Secondo alcuni risultati pubblicati nella rivista «Frontiers in Microbiology», alcuni microrganismi terrestri possono riuscire a sopravvivere. Un gruppo di scienziati del Centro aerospaziale tedesco (DLR) e della NASA hanno spedito nella stratosfera un contenitore in alluminio con batteri e funghi. I due campioni sono stati mantenuti in condizioni atmosferiche marziane ed esposti alle radiazioni solari ultraviolette.Alcuni microrganismi sono sopravvissuti. «Abbiamo sperimentato con successo un nuovo metodo di esposizione di batteri e funghi a condizioni analoghe a quelle di Marte attraverso l’impiego di un pallone aerostatico scientifico per trasportare le nostre apparecchiature sperimentali fino alla stratosfera terrestre», ha osservato Marta Cortesão, co-autrice principale dello studio e dottoranda presso il Centro aerospaziale tedesco. «Alcuni microbi, in particolare le spore del fungo della muffa nera, sono riusciti a sopravvivere al viaggio, persino quando esposti a radiazioni UV molto elevate».
«Se un microbo può avventurarsi fino lassù, ben oltre lo strato protettivo di ozono, potrebbe riuscire a sopravvivere, anche se brevemente, a un viaggio sulla superficie marziana», ha raccontato David J. Smith, co-autore della NASA, alla «CNN».Le spore dell’Aspergillus niger della muffa nera e il batterio Salinisphaera shabanensis sono riusciti a resistere. «Le spore del fungo A. niger sono estremamente resistenti (al calore, alle sostanze chimiche aggressive e ad altri fattori di stress), ma nessuno aveva mai studiato se potessero sopravvivere esposte nello spazio o sotto intense radiazioni come quelle che vediamo su Marte», ha spiegato Cortesão. «Questo esperimento solleva molti interrogativi circa quali meccanismi genetici siano centrali nel permettere ai microbi di sopravvivere. Possiedono antiche caratteristiche evolutive che li rendono in grado di resistere a condizioni estreme o l’adattamento al loro attuale ambiente garantisce protezione per numerose altre sfide ambientali?»
Smith ha aggiunto che tali esperimenti permettono lo studio della «resilienza dei microbi attraverso metodi impraticabili nel laboratorio» e che essi offrono «un’occasione per prevedere esiti di sopravvivenza su Marte e per contribuire a determinare i limiti della vita così come la conosciamo».
In futuro, dobbiamo fare attenzione agli organismi e ad altri agenti inquinanti che portiamo con noi nello spazio o a quelli che possiamo portare sulla Terra. «Questa ricerca ci permette di conoscere meglio quali microbi potrebbero resistere in ambienti un tempo ritenuti letali, come la superficie marziana, e ci suggerisce le modalità con cui evitare di portare involontariamente con noi minuscoli autostoppisti verso mete su altri mondi», ha osservato Ralf Moeller, co-autore del Centro aerospaziale tedesco.
«In vista di missioni a lungo termine dotate di equipaggio verso Marte, dobbiamo conoscere come i microrganismi legati agli esseri umani sopravviverebbero sul Pianeta rosso, poiché alcuni possono rappresentare un rischio per la salute degli astronauti», osserva Katharina Siems, co-autrice principale e altresì dottoranda presso il DLR. «Inoltre, alcuni microbi potrebbero essere inestimabili per l’esplorazione dello spazio, aiutandoci a produrre alimenti e forniture di materie in modo indipendente dalla Terra, tema che sarà fondamentale quando saremo lontani da casa. I microrganismi sono strettamente connessi a noi: ai nostri alimenti, corpo e ambiente; pertanto, è impossibile escluderli dai viaggi spaziali».